la Cosmovisione Maya non è un cammino spirituale

No, la Cosmovisione Maya non è un cammino spirituale, almeno per come possiamo intenderlo noi occidentali. Come ogni tradizione animista e sciamanica, nella Cosmovisione tutto è energia, quindi non c’è differenza fra “materiale e spirituale”. Anche gli oggetti sono vivi, come apprendiamo dal Popol Wuj, l’ unico testo Maya che è stato recuperato dalla distruzione totale del materiale scritto prodotto dalle popolazioni Maya attraverso i secoli, ad opera dei conquistadores spagnoli.

Nel Saq’be (cammino bianco dei nostri antenati) si impara a dialogare con la parte di realtà che non vediamo con gli occhi. Questo livello di realtà ha uguale importanza rispetto a quello che noi chiamiamo “realtà materiale”. Quando dialoghiamo con i Nahuales, le matrici energetiche che formano il Tempo, non stiamo dialogando con divinità lontane che abitano il Cielo o lo spazio Infinito. Stiamo parlando con le basi energetiche che formano il nostro corpo e la natura che ci circonda. Stiamo parlando con la totalità di noi stessi. Ogni pratica del cammino Maya è profondamente sciamanica, e questo significa che il suo scopo è quello di andare alla ricerca di informazioni nello strato invisibile della realtà per trovare risposte utili nella vita di tutti i giorni. Perciò la Cosmovisione è profondamente “materiale”, radicata nella Terra e nella conoscenza dei ritmi naturali che sostengono la nostra esistenza e quella di tutti gli esseri visibili e invisibili. La scienza dei calendari è basata su conoscenze matematiche molto avanzate, ci spiega l ‘universo attraverso calcoli numerici che si riproducono esattamente mantenendo l’equilibrio e la continuità del Tempo. I venti calendari Maya (sì perché sono proprio così tanti, non esiste il calendario Maya, ma il sistema di calendari Maya) non sono venti modi carini per divertirsi a contare il tempo in maniere diverse, sono venti strumenti di conoscenza delle leggi che regolano l’ esistenza di tutto quello che c’è. La Cosmovisione è uno studio della realtà in cui viviamo, che include il livello invisibile ed il livello non duale e li mette allo stesso piano della realtà materiale. Grazie alle conoscenze che sono state trasmesse dagli anziani Maya attraverso il tessuto del tempo possiamo trovare soluzioni pratiche per il benessere del nostro corpo, della nostra mente, delle nostre comunità e dell’ ambiente in cui viviamo. 

Non credete a chi parla dei Maya Galattici , delle specie di alieni che ci trasmettono conoscenze dall’ Iperuranio. I Maya sono qui, sul nostro pianeta, precisamente in Guatemala e nel sud del Messico, oltre che sparsi in giro per il mondo, ed hanno un tesoro di conoscenza da condividere con noi, per aiutarci a ritrovare il nostro giusto posto nel tessuto della Creazione. 

Se non potete andare fino in Guatemala per conoscerli di persona, almeno documentatevi bene e se vi interessa iniziate un cammino con me o con altre persone che come me hanno ricevuto gli insegnamenti dagli anziani Maya in maniera diretta e che abbiano anni di studio alle spalle (eh sì perché purtroppo adesso anche gli anziani Maya fanno i corsi online, niente di male in questo, ma non è la stessa cosa). 

La Cosmovisione Maya è un cammino di conoscenza di se stessi e della vita percorribile da tutti, anche da chi si dichiara ateo, poiché non esiste un dio come noi lo intendiamo, nella Cosmovisione. Ricordo sempre questo racconto di un collega che ad una cerimonia chiese “chi è Dio?” ad un ajqij (custode dei calendari) e la risposta fu “la Madre Terra”. 

Buon cammino sulla Terra a tutti! 

Cerimonia del Cacao: tradizione Maya o invenzione moderna?

Le cerimonie del cacao stanno diventando sempre più popolari, ma cosa hanno a che fare con la tradizione Maya? Vediamo di sfatare alcuni miti e riportare chiarezza nel rispetto dell’ antica saggezza che ci è stata tramandata dalle anziane e anziani Maya. 

Il cacao è una pianta molto importante per le popolazioni mesoamericane fin dai tempi più antichi. Quel che sappiamo per certo dai reperti archeologici è che veniva usata come moneta di scambio e considerata molto preziosa. Sappiamo dalla tradizione che è connessa con Ixcacaw, un’ energia femminile. Non la chiamo divinità femminile perché da una mentalità occidentale verrebbe da appiccicarci il significato che viene dato a questo termine nella nostra cultura e non è una buona traduzione. Energia è più corretto.

La tradizione Maya è stata tramandata oralmente, perché purtroppo tutti i documenti scritti sono stati bruciati dai conquistadores spagnoli in un rogo di saggezza equiparabile soltanto alla distruzione della biblioteca di Alessandria d’Egitto. Quindi non sappiamo per certo se fosse o non fosse praticata una cerimonia specifica del cacao in tempi pre-conquista, ma non se ne trova traccia nei pochi codici rimasti. La cerimonia Maya che invece è stata tramandata e che è in uso ancora oggi in Guatemala è la cerimonia Xuculem, un rituale di offerta al fuoco sacro “Toj”, l’altare Maya. La cerimonia Xuculem è una forma di avvicinamento e dialogo con Ajaw, creatore-formatrice dell’ universo. 

La Xuculem viene offerta per questioni individuali come ringraziare, chiedere guarigione o consiglio, aprire un cammino, chiedere abbondanza, benedire un luogo, oppure viene celebrata in maniera comunitaria per matrimoni, presentazione dei neonati, benedizione dei semi o del raccolto, funerali, commemorazione degli antenati, presentazione dei nuovi ajqijab (guide comunitarie).

La cerimonia Xuculem è guidata dall’ajqij (custode del sole) che è un guida comunitaria che ha compiuto un percorso di studi approfondito e ha ricevuto un’ iniziazione da un ajqiij anziano (Chuchcajaw). Durante la cerimonia si servono bevande tradizionali, ma il cacao viene riservato per occasioni speciali. In ogni caso la cerimonia ha sempre la stessa struttura, è una Xuculem con o senza cacao, quindi ecco qui la risposta alla domanda iniziale. Non esiste una “cerimonia del cacao” nella tradizione Maya! 

La salute secondo la medicina tradizionale mesoamericana

Secondo la Cosmovisione Maya viviamo in un sistema energetico basato su equilibri precisi che si mantengono grazie alla legge cosmica, al ciclo del dare e ricevere ed alla trasformazione continua, la rottura di questi equilibri provoca un sintomo che può essere caldo o freddo.

Tutte le azioni della medicina Maya sono volte al ristabilire lo stato di equilibrio e riportare così allo stato naturale di salute: per un sintomo freddo come per esempio raffreddore, contrazioni muscolari, tristezza, sceglieremo un rimedio caldo. Potrebbe essere una pianta, come lo zenzero, un rimedio fisico come una compressa calda o un rituale cerimoniale, come la sauna maya (temazcalli, tuj). Per un sintomo caldo come infiammazione, febbre alta, rabbia, nervosismo, useremo rimedi freddi, che siano piante, come il cavolo, la bardana, il biancospino, oppure rimedi come impacchi di argilla o bagni freddi.

La medicina tradizionale si fa con ciò che cresce o si trova nel territorio, è una medicina sostenibile e che non ha grandi costi produttivi. In paesi del centroamerica dove non esiste un sistema di salute pubblica, la conservazione delle conoscenze mediche tradizionali è estremamente importante. In Messico la medicina tradizionale è entrata anche in alcuni ospedali moderni, che stanno avviando collaborazioni interessanti. In altri luoghi, per esempio in alcune città in Guatemala, la medicina tradizionale e la pratica della Cosmovisione non sono ben viste e vengono tenute nascoste. 

Personalmente trovo assurda questa lotta fra la medicina moderna e la medicina tradizionale, sono due modi di affrontare la questione della salute umana completamente diversi, che non possono essere paragonati e nemmeno messi uno contro l’altro. Purtroppo le motivazioni economiche spesso fanno sì che venga pubblicizzato come più efficace un farmaco che viene prodotto dall’industria piuttosto che una pianta che cresce in giardino.

L’umanità è sopravvissuta fino all’ era moderna grazie alle conoscenze della medicina popolare e della guarigione sciamanica. La medicina moderna ha portato tantissime scoperte utili che possono essere integrate con le pratiche tradizionali. Invece quello che è successo è che si è creata una guerra fra scienza e magia. Come se una potesse sostituire l’altra. E la scienza ha vinto, per ora. Le medicine che crescono nel nostro giardino sono diventate erbacce e nessuno le raccoglie più, spendiamo un sacco di energie per produrre farmaci industriali che creano spesso effetti collaterali e per contrastarli dovremo assumere altri farmaci. Intendiamoci, il farmaco chimico a volte è preferibile, ma il problema è l’abuso che ne viene fatto. In molti paesi del nord Europa fortunatamente cominciamo a vedere sempre più medici e farmacisti che consigliano rimedi vegetali laddove sia possibile evitare l’uso del farmaco di sintesi. Questo è un modo per prendersi cura dell’ ecosistema oltre che della nostra salute. Pensiamo per esempio al fenomeno della resistenza agli antibiotici. Questo fenomeno si è creato a causa del loro utilizzo sconsiderato. 

Integrare la medicina tradizionale e popolare ci permette anche di rimettere la salute nelle nostre mani. Infatti, le cure della medicina tradizionale per funzionare implicano tutte un impegno da parte del ricevente, non è semplice come prendere una pillola. Sono cure che coinvolgono ogni aspetto della vita: alimentazione, sonno, relazioni, emozioni, mondo invisibile. Ci sono sempre azioni da fare o da smettere di fare, parti del sé da integrare, antenati da perdonare, luoghi sacri da visitare, offerte da donare al fuoco.

La malattia in senso Maya è come un mazzo di fiori che ci viene inviato dai Kame’, i signori della Morte, cioè della trasformazione. Se leggiamo il messaggio allegato troveremo un’ indicazione su ciò che abbiamo bisogno di trasformare per continuare il nostro cammino di vita. Se rifiutiamo il mazzo di fiori, i Kame’ probabilmente ce ne manderanno un altro, ma più grande! Ogni sintomo è un messaggio che ci indica cosa abbiamo bisogno di lasciare andare per ritrovare il nostro equilibrio naturale. Per questo il Nahual della guarigione è Tijax, il coltello di ossidiana. Tijax, come un chirurgo viene a tagliare via ciò che crea il blocco alla trasformazione. Così come fa il potatore, Tijax taglia i rami della pianta che portano via energia e impediscono il suo sviluppo. A volte possiamo aver bisogno di lasciare andare un cibo particolare che ci disturba, a volte un comportamento, a volte un sistema di credenze o una relazione. Grazie a questo taglio possiamo trasformarci, chiuso questo ciclo possiamo rinascere. 

Recentemente sempre più medici allopatici stanno adottando una visione olistica, in cui il corpo umano non viene visto come un insieme di sistemi separati fra loro, scollegati dalla mente e dalle emozioni. Gabor Mate’, un medico canadese molto famoso, sta portando all’ attenzione pubblica l’origine psicosomatica di molte malattie anche gravi, come il cancro e le malattie autoimmuni. Nei suoi scritti ci rivela che le ricerche in questa direzione sono iniziate moltissimi anni fa, ma sono state insabbiate o non proseguite. È molto importante recuperare queste conoscenze e continuare a studiare l’essere umano come un tutt’uno, comprendendo anche le relazioni sociali e l’ambiente in cui vive. Da questo viene il termine “biopsicosociale”. La nostra salute non dipende soltanto da parametri biologici, ma anche dallo stato mentale e dal contesto in cui vive un individuo. 

Per ritrovare il naturale stato di equilibrio e quindi di salute, abbiamo bisogno di molto più che una pillola, abbiamo bisogno di una comunità sana e connessa con tutti gli esseri, visibili e invisibili. La medicina tradizionale può apportare grandi benefici proprio perché va ad integrare quegli aspetti che la medicina allopatica non considera importanti. 

La saggezza della medicina popolare è un dono prezioso, da custodire e tramandare alle nuove generazioni.

L’ intelligenza della Terra – Nahual Noj

Quanti sono fra i nati in paesi del “primo mondo” ad essere consapevoli del fatto che la terra sia viva ed intelligente? Pochi, troppo pochi sembrerebbe, a giudicare dai danni che stiamo causando all’ ecosistema. Le popolazioni native che hanno subito in maniera minore l’influenza del cosiddetto progresso, sono nati in un sistema sociale che è cosciente dell’origine e della struttura della Vita e delle leggi che la governano. Nei paesi industrializzati è diverso, si nasce e poi si viene subito separati dalla Madre Terra. In molti casi, questo avviene in senso letterale a partire dal distacco dalla madre biologica, quando gli infermieri della sala parto prelevano il neonato per pesarlo o lavarlo senza aspettare il giusto tempo. Questo crea un disturbo del naturale fenomeno dell’ imprinting in cui si attiverebbero tutta una serie di ormoni importanti per la connessione emotiva con gli altri esseri umani. 

La separazione continua quando ci ritroviamo a vivere in un ambiente non proprio adatto alla nostra specie. Spesso viviamo circondati da cemento e chiusi in un piccolo spazio interno in cui vivono due o tre altri umani, circondati da altre migliaia di umani con cui non c’ è un vero rapporto di condivisone delle vita. Nulla di ciò è naturale per noi, a livello biologico. Siamo fatti per vivere in piccoli gruppi che hanno relazioni molto strette sia fra di loro che con l’ambiente. Siamo fatti per passare tanto tempo all’ aperto e in movimento. Oggi è fin troppo facile non muoversi da casa. Si può fare tutto online: la spesa, comprare gli abiti e gli elettrodomestici, vedere gli amici, cercare una fidanzata, prendere una laurea. Non abbiamo più nemmeno bisogno di pensare, grazie all’ intelligenza artificiale che io, da vecchia strega che sono, ho scoperto da pochissimo che potrebbe aver scritto questo testo per voi, facendo finta di essere me, ma con meno sense of humor. E la nostra intelligenza naturale che fine ha fatto? Nella Cosmovisione Maya questa intelligenza si chiama Noj, la vera saggezza che viene dalla natura. La nostra vera mente è il corpo. Il corpo è costantemente a contatto con l’intelligenza naturale. Respira, digerisce, si ripulisce, rinnova i suoi tessuti indipendentemente dalla nostra volontà. Non abbiamo bisogno di programmare il rinnovamento delle nostre cellule, esso avviene spontaneamente grazie a questa intelligenza che si muove in cicli e mantiene l’esistenza. Per connetterci con la vera mente, abbiamo bisogno di lasciare andare in secondo piano il dialogo interiore e percepire la conoscenza silenziosa che sta al di là si questo flusso di pensieri. Possiamo imparare a sentire insieme alla Terra a respirare consapevolmente con tutti gli esseri. Questa è la realtà, non è un modo di dire “spirituale”. Infatti noi respiriamo con gli alberi, proprio insieme a loro in questo prefetto equilibrio di scambio di gas. L’intelligenza della natura è un libro aperto davanti ai nostri occhi. Si comincia a studiare uscendo di casa, andando nel bosco, guardando il cielo e ascoltando il ruscello. La vera saggezza che mantiene la vita è nelle fasi della luna che regolano i flussi di liquidi, nell’avvicendarsi delle stagioni, nell’alternanza di luce e oscurità. Nelle tradizioni animiste, è chiaro a tutti che noi siamo La Natura e che tutte le forze presenti all’ esterno sono presenti anche dentro di noi. La capacità di dialogare con queste forze o poteri ci permette di vivere un’ esistenza completa, armoniosa e piena di significato. 

Il tempo che passiamo a riconnetterci con la vita che è dentro e fuori di noi non è tempo sprecato. Non è nemmeno un passatempo. Il tempo del dialogo con i poteri è lo spazio sacro nel quale si creano le condizioni per percepire la meraviglia dell’ esistenza, per accedere a informazioni utili e di integrare nuove energie. Il nostro potere viene dalla Terra, ed opera attraverso di essa. Se ci scolleghiamo dalla terra diventiamo deboli, sopravviviamo invece che vivere, come animali in cattività o piante cresciute senza la terra. Il nostro benessere ed il benessere di tutti gli esseri sono collegati. Noi siamo l’unica specie che si sta attivamente facendo del male. Questo perché siamo scollegati dal Noj, dalla nostra vera mente, dall’ intelligenza naturale che abbiamo rifiutato, volendoci mettere al di sopra delle altre specie e controllare la terra per sfruttarla. 

Abbiamo bisogno di pratiche di rigenerazione per noi stessi, per le nostre comunità e per le altre famiglie viventi. Possiamo apprenderle dai nativi, che non le hanno mai dimenticate, ma possiamo apprenderle anche direttamente dalla fonte. Spegnendo la parte del pensiero che interpreta e giudica e lasciando semplicemente che le nostre percezioni si fondano con l’ambiente attorno a noi. Siamo circondati di saggezza! Diventiamo allievi del falco e del pino, dello stagno e della montagna, del fungo e del mais e ritroveremo la nostra vera natura.