Secondo la Cosmovisione Maya viviamo in un sistema energetico basato su equilibri precisi che si mantengono grazie alla legge cosmica, al ciclo del dare e ricevere ed alla trasformazione continua, la rottura di questi equilibri provoca un sintomo che può essere caldo o freddo.
Tutte le azioni della medicina Maya sono volte al ristabilire lo stato di equilibrio e riportare così allo stato naturale di salute: per un sintomo freddo come per esempio raffreddore, contrazioni muscolari, tristezza, sceglieremo un rimedio caldo. Potrebbe essere una pianta, come lo zenzero, un rimedio fisico come una compressa calda o un rituale cerimoniale, come la sauna maya (temazcalli, tuj). Per un sintomo caldo come infiammazione, febbre alta, rabbia, nervosismo, useremo rimedi freddi, che siano piante, come il cavolo, la bardana, il biancospino, oppure rimedi come impacchi di argilla o bagni freddi.
La medicina tradizionale si fa con ciò che cresce o si trova nel territorio, è una medicina sostenibile e che non ha grandi costi produttivi. In paesi del centroamerica dove non esiste un sistema di salute pubblica, la conservazione delle conoscenze mediche tradizionali è estremamente importante. In Messico la medicina tradizionale è entrata anche in alcuni ospedali moderni, che stanno avviando collaborazioni interessanti. In altri luoghi, per esempio in alcune città in Guatemala, la medicina tradizionale e la pratica della Cosmovisione non sono ben viste e vengono tenute nascoste.
Personalmente trovo assurda questa lotta fra la medicina moderna e la medicina tradizionale, sono due modi di affrontare la questione della salute umana completamente diversi, che non possono essere paragonati e nemmeno messi uno contro l’altro. Purtroppo le motivazioni economiche spesso fanno sì che venga pubblicizzato come più efficace un farmaco che viene prodotto dall’industria piuttosto che una pianta che cresce in giardino.
L’umanità è sopravvissuta fino all’ era moderna grazie alle conoscenze della medicina popolare e della guarigione sciamanica. La medicina moderna ha portato tantissime scoperte utili che possono essere integrate con le pratiche tradizionali. Invece quello che è successo è che si è creata una guerra fra scienza e magia. Come se una potesse sostituire l’altra. E la scienza ha vinto, per ora. Le medicine che crescono nel nostro giardino sono diventate erbacce e nessuno le raccoglie più, spendiamo un sacco di energie per produrre farmaci industriali che creano spesso effetti collaterali e per contrastarli dovremo assumere altri farmaci. Intendiamoci, il farmaco chimico a volte è preferibile, ma il problema è l’abuso che ne viene fatto. In molti paesi del nord Europa fortunatamente cominciamo a vedere sempre più medici e farmacisti che consigliano rimedi vegetali laddove sia possibile evitare l’uso del farmaco di sintesi. Questo è un modo per prendersi cura dell’ ecosistema oltre che della nostra salute. Pensiamo per esempio al fenomeno della resistenza agli antibiotici. Questo fenomeno si è creato a causa del loro utilizzo sconsiderato.
Integrare la medicina tradizionale e popolare ci permette anche di rimettere la salute nelle nostre mani. Infatti, le cure della medicina tradizionale per funzionare implicano tutte un impegno da parte del ricevente, non è semplice come prendere una pillola. Sono cure che coinvolgono ogni aspetto della vita: alimentazione, sonno, relazioni, emozioni, mondo invisibile. Ci sono sempre azioni da fare o da smettere di fare, parti del sé da integrare, antenati da perdonare, luoghi sacri da visitare, offerte da donare al fuoco.
La malattia in senso Maya è come un mazzo di fiori che ci viene inviato dai Kame’, i signori della Morte, cioè della trasformazione. Se leggiamo il messaggio allegato troveremo un’ indicazione su ciò che abbiamo bisogno di trasformare per continuare il nostro cammino di vita. Se rifiutiamo il mazzo di fiori, i Kame’ probabilmente ce ne manderanno un altro, ma più grande! Ogni sintomo è un messaggio che ci indica cosa abbiamo bisogno di lasciare andare per ritrovare il nostro equilibrio naturale. Per questo il Nahual della guarigione è Tijax, il coltello di ossidiana. Tijax, come un chirurgo viene a tagliare via ciò che crea il blocco alla trasformazione. Così come fa il potatore, Tijax taglia i rami della pianta che portano via energia e impediscono il suo sviluppo. A volte possiamo aver bisogno di lasciare andare un cibo particolare che ci disturba, a volte un comportamento, a volte un sistema di credenze o una relazione. Grazie a questo taglio possiamo trasformarci, chiuso questo ciclo possiamo rinascere.
Recentemente sempre più medici allopatici stanno adottando una visione olistica, in cui il corpo umano non viene visto come un insieme di sistemi separati fra loro, scollegati dalla mente e dalle emozioni. Gabor Mate’, un medico canadese molto famoso, sta portando all’ attenzione pubblica l’origine psicosomatica di molte malattie anche gravi, come il cancro e le malattie autoimmuni. Nei suoi scritti ci rivela che le ricerche in questa direzione sono iniziate moltissimi anni fa, ma sono state insabbiate o non proseguite. È molto importante recuperare queste conoscenze e continuare a studiare l’essere umano come un tutt’uno, comprendendo anche le relazioni sociali e l’ambiente in cui vive. Da questo viene il termine “biopsicosociale”. La nostra salute non dipende soltanto da parametri biologici, ma anche dallo stato mentale e dal contesto in cui vive un individuo.
Per ritrovare il naturale stato di equilibrio e quindi di salute, abbiamo bisogno di molto più che una pillola, abbiamo bisogno di una comunità sana e connessa con tutti gli esseri, visibili e invisibili. La medicina tradizionale può apportare grandi benefici proprio perché va ad integrare quegli aspetti che la medicina allopatica non considera importanti.
La saggezza della medicina popolare è un dono prezioso, da custodire e tramandare alle nuove generazioni.
mai rifiutare un mazzo di fiori…